sabato 28 aprile 2018

Sul diritto di smettere di leggere un libro

Nello scrolling che quotidianamente dedico ai gruppi dedicati ai libri e alla letteratura su Facebook noto in maniera preponderante un incremento di gente che spesso e volentieri scrive senza mezzi termini che ha abbandonato un libro a metà o spesso dopo poche pagine appellandosi al " diritto del lettore " di Pennaciana ( passatemi il termine ) memoria facendone una sorta di mantra.
Per chi non sapesse di cosa sto parlando si tratta di un libro di Daniel Pennac dedicato alla lettura ed ai diritti del lettore dal titolo Come Un Romanzo.
Non ho letto il saggio in questione, ma dalla sinossi e da vari articoli e recensioni sul web mi è parso di capire che ivi contenuti vi siano una sorta di 10 diritti del lettore dove l'autore afferma che ognuno di noi dovrebbe essere libero di poter interrompere qualsiasi lettura, saltare pagine, leggere senza preclusione di sorta verso nessun genere, ecc.ecc.

Il libro è indirizzato in particolare agli adolescenti specialmente verso coloro che devono leggere per imposizione più che per piacere.
Ed anche a tutti coloro che hanno paura di essere giudicati in quanto lettori di libri o perché hanno comportamenti non convenzionali nell'approcciarsi alla lettura.
A prima vista questa sorta di " dieci comandamenti " a me sembrano piuttosto logici e banali, ma non ho letto il libro e non entro nel merito.

Quello che mi turba però è l'arrendevolezza con cui si smette di fare qualcosa perché è nostro diritto e perché ce lo dice un autore famoso ( che io apprezzo, sia chiaro ) prendendolo come esempio.
Non entro nel merito delle scelte di vita e di lettura altrui, ma io non sono così.
Ciò che inizio lo finisco, a costo di perderci del tempo.
Ed invece leggo sempre più spesso gente che abbandonano libri dopo un solo capitolo o soltanto dieci pagine perché " tempus fugit " e ci sono molti più libri che una vita intera.
I soldi ed il tempo sono i vostri e se volete abbandonare un libro perché non vi piace fatelo, ma non fatevene un vanto.
Ogni libro non letto e non finito per me sarebbe una sconfitta.
Io almeno la vivrei così.
Ma magari sono fatto male io.



Alla Prossima!
 

venerdì 20 aprile 2018

Autori che meriterebbero di uscire dalla nicchia - Clark Ashton Smith

Ed ecco l'ultimo autore per cui mi sono preso una cotta.
Il buon Clark Ashton Smith.
Guardatelo, non è bono? :-P
Scherzi a parte, sapevo che prima o poi avrei approcciato le opere di uno dei grandi scrittori del fantastico della prima metà del '900 nonché contemporaneo ed amico di penna del maestro di Providence H.P.Lovecraft.
E' stato anche uno dei principali narratori nella rivista Weird Tales che è stata per molto tempo battesimo del fuoco e scopritrice di molti dei principali narratori di genere weird, horror e fantastico.
E' recentemente uscito un po' dalla nicchia polverosa in cui era rinchiuso grazie alla Mondadori che ha ristampato alcuni dei suoi racconti in un tomone di ben 600 pagine dal titolo Atlantide e i mondi perduti, ma ad un prezzo comunque abbastanza caro per i miei ridottissimi standard di questo periodo.
Sono sicuro che però presto o tardi il libro comunque approderà nella mia libreria.
Nel frattempo non sono stato con le mani in mano e sono riuscito a procurarmi due delle sue opere più significative come Cronache Di Averoigne e i Racconti Di Zothique ( ancora in lettura ).

Le Cronache Di Averoigne mi hanno colpito e affondato subito.
Ora forse bestemmierò: io amo Lovecraft, amo la sua sconfinata fantasia e molti dei suoi racconti specie quelli inerenti i Dei Antichi del ciclo di Cthulhu.
Allo stesso tempo però spesso trovo la sua narrazione pallosa e prolissa.
Indimenticabile la mia esperienza con la Ricerca Onirica Dello Spaventoso Kadath che lessi durante i pomeriggi lavorativi di una torrida estate e che nonostante la non particolare lunghezza impiegai ben tre giorni a concludere perché mi mandava letteralmente in catalessi.
La mia paura era che il buon Clark mi avrebbe fatto un effetto simile.
Tutto ciò però non è accaduto e fin da subito sono stato conquistato dalla sua prosa asciutta e non arzigogolata.
Cronache di Averoigne è una raccolta di racconti tutti ambientati in un'ipotetica regione della Francia patria di negromanti e creature mefistofeliche in un ambiente rurale e tipicamente medievale.
Racconti che dal primo all'ultimo mi hanno letteralmente "stregato".
Se ne avete occasione e vi va fatevi il favore di leggere i suoi libri.
E' l'occasione giusta visto che finalmente non è più un autore da benda d'ordinanza o da mercatini dell'usato.
Io lo sto amando e me la sto spassando.
Fatelo anche voi.


Alla Prossima!


lunedì 9 aprile 2018

I miei dilemmi etici ai tempi di Instagram

Questo sarà un post piuttosto stringato, perché credo che il tema non richieda chissà quale semantica anche perché è più che altro un mio dilemma.
Nell'ultimo anno Instagram è stato sicuramente l'unico social che ho utilizzato in maniera costante.
Le foto che faccio sono abbastanza semplici e trattano principalmente di panorami e tramonti cittadini visto che oggettivamente non è che mi sposti granché dai miei dintorni.
Anzi togliamo il granché.
Selfie non ne faccio perché non ho così tanta autostima e perché generalmente credo che alla gente interessi poco o nulla sapere come sono fatto.
In verità li ho sempre concepiti poco, ma non li demonizzo.
Penso lo stesso delle stories, ma ne capisco comunque l'utilità.
Instagram mi piace molto e sono uno dal like facile specie se si tratta di libri oppure di foto con paesaggi, monumenti e panorami della mia città.
Il che mi porta spesso a dei dubbi di natura etica e morale.
E' giusto che io metta like alla foto di una persona che non conosco?
Cosa può pensare questa persona?
So che Instagram nasce con queste finalità, ma è una domanda che mi pongo spesso.
Ovviamente è una domanda che mi faccio di base solo sul contesto cittadino.
Pensate mai a chi c'è dietro una foto ed a cosa può pensare si celi dietro un like o sono soltanto mie paranoie?



Alla prossima!